Frode cinese online contro clienti delle banche giapponesi
Il 24 Dicembre, è stato reso noto che degli hackers cinesi hanno violato svariati accounts di alcune banche giapponesi e rubato più di 16 milioni. Le due banche che hanno sofferto maggiormente sono la Mitsubishi UFJ Gruppo finanziario e la Sumitomo Mitsui. La polizia giapponese è riuscita a fare ben poco per sradicare i crimini online ed è riuscita ad arrestare soltanto 133 sospetti per questi crimini: molti dei quali si sono rivelati essere hacker di basso livello o persone che sono state usate per l’attacco cibernetico.
Stando alle dichiarazioni dell’Agenzia per le Investigazioni Criminali, la polizia informatica ha constatato un profondo coinvolgimento cinese per questi furti online, inclusi alcuni tra i detenuti che spesso non sono a conoscenza di essere coinvolti in questa tipologia di crimini.
Un rappresentante della polizia ha detto che l’infiltrazione è spesso rivolta verso conti bancari, attraverso truffe pishing o di altro tipo, finalizzate ad aprire malware e così permettere ai gruppi cinesi di accedere ai conti bancari. Dopo la violazione, i fondi sono stati trasferiti verso altri conti in Giappone e da li in seguito usati per prelevare contanti da ATM. Il contante è stato poi trasferito a complici in Giappone i quali lo hanno usato per comprare prodotti cinesi online, ed il restante danaro è stato poi spedito in Cina. I ‘profitti’ sono stati distribuiti tre i leaders delle gangs. La polizia ha arrestato alcune persone connesse con questo network, tra alcuni di questi, uno studente universitario di 22 anni, che studiava in Giappone, il quale ha prelevato un’ingente somma di danaro da un ATM a Kyoto. Il ragazzo non faceva altro che mettere in pratica le istruzioni ricevute dalla Cina attraverso l’app QQ Messenger.
Le stesse banche non hanno potuto fare nient’altro che avvisare i loro clienti e compensare le vittime. Alcuni sostengono che il Giappone sia un facile bersaglio delle attività criminose cinesi, sia per la sua prossimità territoriale, che per la sua richezza, ma anche per la sua mancanza di esperienza nel rapportarsi agli attacchi cibernetici. ‘I cittadini e le compagnie giapponesi non sono abbastanza sofisticate quando devono occuparsi di protezione dei computers’ . I clienti dell’online banking in Giappone ricevono regolarmente messaggi di avviso riguardanti attività di pishing ed indirizzi email falsi, ma le banche sostengono che questi avvisi sono il più delle volte ignorati dai loro stessi clienti.
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